de petra premio

Qualche giorno fa uno dei veterani del tennistavolo lombardo come Francesco De Petra (nella foto) del TT Brescia ha scelto di chiudere con l’attività agonistica iniziata nel 1977. A lui abbiamo rivolto una serie di domande per ripercorrere insieme la sua fantastica carriera.

Un racconto della tua carriera con le tue più grosse soddisfazioni? Ho iniziato a giocare a 9 anni nella Parrocchia di San Lorenzo a Brescia (era il lontano 1977!), i miei genitori mi mandarono a giocare all’oratorio perché non ne potevano più di sentire il ticchettio dei miei palleggi contro il muro del corridoio di casa mia. In quell’oratorio c’erano dei giocatori bravissimi ed io ero il più piccolo: vigeva la regola del “chi perde esce” e quando uscivi, in tutto l’arco del pomeriggio, rientrare era duro visto che eravamo in tanti e c’era solo un tavolo. Ma un giorno non uscii più e cominciai a sentirmi forte, ma mai cosi forte dopo aver battuto, molti anni dopo, il vero numero uno in assoluto del tempo: il mitico Beppe Romano(detto “The Wall” per la sua difesa impenetrabile). Da allora, oltre ovviamente ad una miriade di titoli CSI conquistati agli esordi giovanili, a livello FITET ho conquistato tanti titoli provinciali assoluti, regionali, qualche metallo prezioso agli italiani in doppio e nel singolo in qualche torneo nazionale, ma la soddisfazione più grande l’ho raggiunta a 41 anni ai Campionati Italiani 2009 di Conversano (luogo di mia vacanza abituale peraltro, essendo nato in Puglia): nei 2^ categoria sono arrivato quinto, perdendo nei quarti di finale solo dal vincitore Paolo Bisi e battendo nei turni precedenti giocatori di grande valore come Leonardo Mutti e Federico Pavan. Una gioia immensa a coronamento di tanti anni di sacrifici dove ho sempre coniugato, non senza difficoltà, lavoro, famiglia e tennistavolo sia da dirigente che da agonista.

De Petra e Mr.NobiliCosa ti ha legato al TT. Brescia? L’ A.S.D.Tennistavolo Brescia l’ho costituita nel 1999 grazie al supporto di due cari amici estranei al mondo pongistico (Gigi Gaggia e Simone Spada), che con grande entusiasmo mi hanno aiutato a sviluppare un progetto nuovo in un periodo in cui stavo diventando papà di due gemelle ed ero stanco di giocare fuori Brescia. Fu un momento molto ricco di impegni, di entusiasmo, di fatiche, ma divertente! Diciamo che il tempo passava veloce ed i momenti di relax davvero ridotti! In sette anni con la prima squadra, vincendo tutti i campionati dalla serie “D” abbiamo conquistato la serie “A-1” (all’epoca campionato a 10 squadre!) dove abbiamo giocato dal 2006 al 2010 (conquistando anche la semifinale scudetto nel 2008/2009); nella nostra città mai prima di allora era stato raggiunto un livello cosi alto. Ho dato molto a questo progetto tra molte gioie ed anche qualche delusione, ma una delle mie più grandi soddisfazioni è quella di aver tramandato anche a chi non è più dei nostri la voglia di fare tennistavolo e questo per me è un vanto. Con noi qualche giovanotto ha conquistato anche qualche medaglia d’oro agli italiani giovanili, raggiungendo anche la nazionale ed anche di questo sono felice.

Perché hai deciso di smettere? Diciamo che ad una certa età il “fight spirit” ossia la voglia di combattere (che mi ha sempre caratterizzato) viene meno, cominci a sentire un certo distacco mentale con la gara, che inevitabilmente ti porta a perdere sempre di più, ma questo lo ritengo normale dopo tanti anni di attività, anzi lo ritengo umano, anche perché tra attività professionale, famiglia ed altri impegni la testa è piuttosto impegnata ed a me che piace giocare a tennistavolo soprattutto tatticamente, in queste condizioni è meglio dire stop adesso, come disse un grande pugile degli anni ’80, Roberto Duran, “No Mas”! Quest’anno ho giocato con i miei amici Paolo Gusmini e Vladimir Dragic in serie “A-2”, ci siamo divertiti, pur soffrendo non poco, ma ci siamo salvati con una giornata di anticipo, e questo soprattutto grazie a loro che sono stati splendidi a sopportare e sopperire al poco supporto agonistico di un ormai pensionando come me! Inoltre ho deciso di mettermi a disposizione del mio club per aiutare a migliorare i nostri atleti più giovani, un vivaio gestito con serenità e competenza dal mio Maestro Nobili e dai miei cari amici Beppe Romano, Claudio Orlinie Daniele Curcio, fra qualche anno sono sicuro che avremo una nuova generazione di bravi giocatori ed è questo ciò che conta.Nel frattempo ho ricevuto diverse offerte di collaborazione a livello dirigenziale con club bresciani di altri sport più blasonati e le sto valutando con grande attenzione: è stimolante sapere che da altre discipline sportive giungano apprezzamenti sinceri per le tue capacità ed essere anche Presidente di un Consorzio Sportivo come “Brescia Con Lo Sport”, che racchiude otto squadre agonistiche di sport diversi bresciani, mi ha dato la possibilità di conoscere meglio i problemi e le peculiarità dello sport italiano. E’ sbagliato guardare solo nel nostro orticello pongistico, per migliorare bisogna guardare le eccellenze altrui e cercare di impararle e trasmetterle nel nostro ambiente. Insomma le alternative e gli impegni non mi mancano, senza dimenticare anche il mio ruolo di Consigliere FITET Lombardia, al quale apporto la mia professionalità con grande orgoglio e piacere; per me comunque è sempre un onore rendermi utile, soprattutto in ambienti collaborativi come il nostro Comitato Regionale.

Cosa hai provato nell'ultima partita? Una grande emozione, durante la mia ultima partita in casa contro il Duomofolgore Treviso, durante il cambio di match, avversari, amici, pubblico ed arbitro, a mia insaputa, si sono fermati, alzati in piedi ed hanno cominciato ad applaudirmi mentre venivo omaggiato di una targa ricordo dalle mie figlie e dal mio maestro Nobili: una cosa mai vista e fatta prima e che mi ha letteralmente colpito, non sono riuscito a trattenere le lacrime. In un momento del genere ti passano davanti tutti i momenti di tanti anni divertenti, ma al contempo impegnativi. Per me è stato un degno finale di una carriera in cui ho dato tutto ciò che potevo, nonostante non abbia avuto la possibilità come altri di potermi allenare di più, ma alla fine non ho rimpianti, in fin dei conti sono riuscito ad entrare nei Top 70 e per me è stato un grande risultato.

Continuerai nel mondo "veterani" o è davvero giunto il momento di rimettere in borsa la tua racchetta? Non me ne vogliano i miei coetanei e gli over, ma i tornei veterani non li ho mai fatti e mai li farò! E poi perché non cambiamo il nome a questi tornei e li chiamiamo “Master” come nel tennis: “veterani” è proprio brutto!

Hai qualche saluto/ringraziamento particolare da fare? Sì, oltre ai soliti ringraziamenti di rito che doverosamente rivolgo ad amici e famiglia, voglio salutare in particolar modo tutti gli avversari con i quali ho giocato: con la maggior parte di loro ho avuto un rapporto di cordialità ed amicizia, con pochi altri forse un po’ meno ed è proprio a questi che voglio dedicare un particolare saluto, scusandomi magari della mia esuberanza dettata solo da una natura combattiva piuttosto marcata del mio carattere. In realtà fuori dal campo sono una persona molto cordiale e generosa, ma il campo spesso ti trasforma! Grazie di cuore inoltre a tutti coloro che mi hanno sempre dimostrato rispetto, amicizia e solidarietà, ma permettimi di complimentarmi in particolar modo con tutti i dirigenti lombardi e di tutta Italia che grazie al loro impegno rendono possibile lo sviluppo e la pratica del Tennistavolo, bisogna essere consapevoli che senza di loro molti giocatori non sarebbero né nati né cresciuti, per cui è a loro che tutto il nostro movimento deve rendere omaggio, senza di loro non c’è tennistavolo e questo è bene ricordarlo sempre!